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Riflessioni di Don Michele Aramini sul punto 338 del Compendio della dottrina sociale della Chiesa

Riflessioni di Don Michele Aramini su:

Compendio della dottrina sociale della Chiesa

 L’impresa e i suoi fini

338 L’impresa deve caratterizzarsi per la capacità di servire il bene comune della società mediante la produzione di beni e servizi utili. Cercando di produrre beni e servizi in una logica di efficienza e di soddisfacimento degli interessi dei diversi soggetti implicati, essa crea ricchezza per tutta la società: non solo per i proprietari, ma anche per gli altri soggetti interessati alla sua attività.

Oltre a tale funzione tipicamente economica, l’impresa svolge anche una funzione sociale, creando opportunità d’incontro, di collaborazione, di valorizzazione delle capacità delle persone coinvolte. Nell’impresa, pertanto, la dimensione economica è condizione per il raggiungimento di obiettivi non solo economici, ma anche sociali e morali, da perseguire congiuntamente.

L’obiettivo dell’impresa deve essere realizzato in termini e con criteri economici, ma non devono essere trascurati gli autentici valori che permettono lo sviluppo concreto della persona e della società. In questa visione personalista e comunitaria, «l’azienda non può essere considerata solo come una “società di capitali”; essa, al tempo stesso, è una “società di persone”, di cui entrano a far parte in modo diverso e con specifiche responsabilità sia coloro che forniscono il capitale necessario per la sua attività, sia coloro che vi collaborano col loro lavoro».

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Riflettere come si farà questa sera sui cambiamenti economici e sociali e sulle modalità attraverso cui l’impresa può raggiungere i suoi fini, non è puro esercizio accademico.

Per tutti gli imprenditori e per coloro che portano responsabilità operative nell’economia, in particolare per i membri UCID, questa ricerca assume la figura di una vera vocazione personale, di un obbligo morale inseparabile dalla responsabilità di condurre l’azienda a risultati economici positivi.

I cambiamenti che si registrano nel mercato e nelle relazioni di lavoro, richiedono un aggiornamento costante, ma anche la volontà di inventare forme nuove di relazione e di valorizzazione delle persone che fanno l’impresa.

Di fronte a forme aggressive di neoliberismo, non ci si può ridurre a dire ai propri collaboratori: “è il mercato bellezza”.

Affidiamo al Signore il nostro impegno, chiedendogli che non ci faccia mancare l’intelligenza e la forza necessaria per condurlo cristianamente.

Don Michele Aramini

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