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PADRE BERNARDO CERVELLERA – CRISTIANI PERSEGUITATI IN MEDIO ORIENTE CON IL SILENZIO DELL’OCCIDENTE

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“ADOTTA UN CRISTIANO A MOSUL”

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 Relazione a cura del dr. Luca Malfanti Colombo

Lo scorso 5 maggio l’Associazione UCID – sezione di Busto Arsizio ha avuto il piacere di allietare i propri soci, amici nonché sostenitori con un incontro dal titolo: “Cristiani perseguitati in oriente nel silenzio dell’occidente”.
Relatore della serata è stato il missionario del PIME Padre Bernardo Cervellera, attualmente responsabile della nota agenzia giornalistica “AsiaNews”.
Il citato religioso ha intrattenuto gli astanti dissertando amabilmente della situazione cristiana in Medioriente. Nello specifico, Padre Cervellera ha aperto il proprio intervento illustrando come sia cambiata – dal 2007 ad oggi – la posizione dei Cristiani in territorio asiatico. Da una realtà di familiarità, dialogo e quasi “amicizia” tra la componente cristiana e musulmana, si è passati odiernamente ad un ambiente caratterizzato dal predominio dell’ideologia fondamentalista. Una corrente, questa, che, volendo evitare qualsivoglia influenza della società orientale da parte dei nostri Fratelli in Cristo e vedendo di conseguenza questi ultimi come “un gruppo che inquina l’Oriente”, ha sempre prediletto soluzioni più drastiche. E cioè non solo lo sfavorire ogni tipo di incontro e di relazione tra le due succitate realtà ma altresì procedere all’eliminazione fisica della componente cristiana; il tutto per l’insana convinzione di poter così finalmente raggiungere quale risultato la definitiva epurazione dei nostri Fratelli dall’Oriente.
Secondo il relatore della serata pertanto – alla luce della presente situazione – i Cristiani possono ben essere definiti i “più perseguitati al mondo”. Da ricordare infatti non sono solo gli stermini compiuti dai fondamentalisti in Iraq, Libia, Libano ed Egitto ma altresì gli eccidi e le stragi compiute in diversi Paesi orientali quali ad es. Cina e Laos.
Per Padre Cervellera tuttavia, l’attuale stato di isolamento e di “prostrazione psico – fisica” in cui si trovano i Cristiani presenti soprattutto in Medioriente non è da addebitarsi soltanto ad un aspetto cd. ideologico (cioè, il fondamentalismo) ma bensì anche ad altri fattori. Il missionario invero ha tenuto in proposito a ricordare, a mero titolo esemplificativo, un ulteriore duplice aspetto della vicenda:
I) uno cd. economico (cioè la pratica, ormai sempre più frequente, di giovani che – “per far denaro” – si prestano quali mercenari a combattere al soldo della corrente fondamentalista; il tutto senza minimamente conoscere o anche solo mostrare interesse sia per la storia che accomuna cristianesimo ed islam sia per l’accennata situazione di dialogo e vicinanza previamente esistente tra le due religioni);
II) il conflitto politico – religioso – economico tuttora in corso tra Arabia Saudita (Paese a base sunnita con un’idea chiusa dell’Islam e che pertanto appoggia i fondamentalisti, anche militarmente) e l’Iran (Paese a base sciita con una visione più aperta dell’Islam e quindi favorevole ad un’apertura di questo e ad un suo confronto con altre realtà, tra cui appunto quella cristiana).
Il missionario del PIME si è concentrato in particolare, nella sua esposizione, soprattutto su quest’ultimo aspetto. Egli ha invero voluto sottolineare ai presenti come il richiamato conflitto abbia tuttora assunto proporzioni internazionali, arrivando ad abbracciare perfino gli stessi Paesi dell’Europa occidentale. Un conflitto che pare oltretutto non avere soluzione. Mentre difatti da un lato l’ONU continua ad avanzare all’Islam richieste di colloqui di pace, dall’altro vi sono Stati quali Francia, Gran Bretagna, USA e Russia che – per interessi economici tra loro confliggenti (es. petrolio e gas) nonché per ottemperare a previ accordi assunti con il Medioriente – sono costretti a “bloccare”, o quanto meno a rallentare, proprio quelle stesse richieste sopra accennate, restando pertanto inerti di fronte alle continue grida di aiuto mosse nei loro confronti dalla componente cristiana. Da qui appunto quel “silenzio dell’occidente” divenuto titolo della nostra serata.
Padre Cervellera ha quindi terminato il proprio intervento asserendo che se da un lato pare non esservi spazio per i Cristiani in Medioriente (pur quanto i medesimi abbiano fortemente contribuito alla crescita culturale ed economica di questo) dall’altro è comunque necessario trovare un modo concreto per aiutarli e valorizzarli. “E’ tempo di cambiare (…)” – dice il missionario del PIME – “(…) e di abbandonare definitivamente l’interpretazione letterale del Corano”. “E’ tempo (…)” – conclude – “(…) che Cristiani e Islamici coesistano in pace fra loro, recuperando quella vicinanza, quel dialogo, quel rapporto che li ha sempre caratterizzati in passato e che deve necessariamente tornare ad essere un punto fermo per il futuro”.
Già, ma come fare? Come procedere concretamente? Quale via seguire per attualizzare tale assunto?… Come direbbe Alessandro Manzoni: “Ai posteri l’ardua sentenza”.
Numerose sono state comunque le domande rivolte al relatore e di grande impatto è stato il suo intervento. Un intervento capace di risvegliare la sensibilità degli astanti, ponendosi tra l’altro ai medesimi quale spunto ulteriore per riflessioni personali e nuovi interrogativi.

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