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Dove sta la verità – Dott. U. Folena

INFORMAZIONE PERSUASIONE ATTRAZIONE I MASS MEDIA AL BIVIO

Relatore dr. Umberto Folena

DIBATTITO SU GIOVANI E SUICIDIO

Relazione della serata redatta da dr. Alberto d’Elia, socio UCID Sezione Busto Arsizio e Valle Olona.

Dove sta la verità ?, Un quesito che fonda le sue radici negli albori della nostra civiltà a guardar bene sin dai tempi di Caino ed Abele.

Ed ancora, come si può trovare la verità nei fatti degli altri quando si fa fatica a trovare la verità anche dentro se stessi?

 

Dalla letteratura ci giungono i primi spunti di riflessione:

<< …Abbiamo tutti dentro un mondo di cose: ciascuno un suo mondo di cose! E come possiamo intenderci, signore, se nelle parole ch’io dico metto il senso e il valore delle cose come sono dentro di me; mentre chi le ascolta, inevitabilmente le assume col senso e col valore che hanno per sé, del mondo com’egli l’ha dentro? Crediamo di intenderci; non ci intendiamo mai! >>

Luigi Pirandello “  Sei personaggi in cerca di autore”

Da questo passaggio emergono i temi della comunicazione e delle differenti chiavi di lettura  legate alla soggettività (senso e valore) degli interlocutori. Emerge il fatto che la verità dell’uno, o anche la sua falsità,  può non essere percepita come tale da un altro individuo.

Si torna quindi al quesito: come possiamo documentare la verità?

I MEZZI DI COMUNICAZIONE

Sul tema della verità ed entrando nel merito dei mezzi di diffusione, lo scrittore statunitense Norman Kingsley Mailer, sosteneva che:

«Pretendere di dire la verità e tutta la verità con un giornale è come pretendere di suonare la Nona di Beethoven con un’ocarina: lo strumento non è molto adatto».

Evidente in questo caso come quella di Mailer sia un’affermazione sui limiti dello strumento giornale, non sulla verità. La verità c’è, senza dubbio; imperfetti sono i nostri strumenti, limitato è il tempo a disposizione, pieni di limiti siamo noi giornalisti, non sempre in perfetta forma, come tutti vittime, a volte, di pigrizie, malinconie o euforie, che complottano per farci andare fuori strada

IL POTERE DELLA RADIO

Passando dai giornali ad altri strumenti di comunicazione di massa, non si può non far riferimento alla radiofonia.

Alle ore 20 del 30 ottobre 1938, come ogni settimana, la Cbs trasmette un radiodramma, ossia l’adattamento radiofonico di un romanzo (come farà la tv con i romanzi sceneggiati; oggi diremmo fiction). Il romanzo è La guerra dei mondi scritto da Herbert G. Wells nel 1898 e racconta l’invasione della terra da parte dei marziani. Orson Welles trasforma la storia in un finto programma musicale interrotto da finti notiziari. Che è un radiodramma viene annunciato sin dall’inizio e ricordato dopo ogni interruzione pubblicitaria; eppure 1,2 milioni di americani credono che l’invasione dei marziani sia vera e scappano per le strade in preda al panico. La trasmissione radiofonica causò senza volerlo, la più colossale ondata di panico collettivo, del tutto immotivata.

«Grazie alla radio, il regime ha eliminato ogni sentimento di rivolta»                                               Joseph Goebbels

Grazie alla diffusione della radio, il nazismo ha indottrinato un popolo intero;

La radio, in quanto mezzo di comunicazione di massa, non usa la logica per trasmettere un pensiero, usa la forza della ripetizione. Con la forza della ripetizione ogni cosa, anche una panzana, diventa verità. La ripetizione ossessiva fa passare qualsiasi messaggio.

Ecco quindi come REITERAZIONE può diventare VERITA’

IL POTERE DELLA TELEVISIONE

Se la radio è potuta arrivare a tanto, cosa può aver fatto la televisione?

La televisione negli anni ha subito cambiamenti radicali.

Si è passati infatti:

dalla “paleoTV” , quella del carosello, della signorina buonasera, quella dove i racconti avevano un inizio ed una fine,

alla “neoTV” o televisione di flusso il cui obbiettivo è far si che le cose non finiscano mai in modo da tenere incollato il più a lungo possibile al video il più alto numero di telespettatori. Beatifull, è un chiaro esempio di flusso senza fine.

Nella “paleoTV” lo spettatore assiste alla rappresentazione, in un rapporto sostanzialmente passivo, monodirezionale, nella “neoTV” il telespettatore viene negli anni sempre più coinvolto fino a diventare parte della trasmissione stessa interagendo attivamente.

Un primo esempio sono state le trasmissioni a quiz aperte alle “telefonate da casa”; il conduttore esce dalla TV grazie al “primo piano” entrando nelle abitazioni e  lo spettatore partecipa attivamente al gioco con una telefonata. Ma è con i reality show che questo rapporto dialogico tra mezzo televisivo e telespettatore si realizza più compiutamente;

Attenzione alle parole   Verità. Realtà.

I reality show sono programmi che pretendono di essere veri, di non nascondere nulla, di essere genuini anche perché fatti dalla gente comune. Gente che è identica ai telespettatori. Ma che cos’è veramente un reality?

Il reality show più popolare è il Grande Fratello. qui i telespettatori sono la tv, 24 ore su 24 e sono chiamati a costruire una comunità.

Una comunità di persone qualunque (in realtà sappiamo essere selezionate con ferrei criteri) che vive in una casa sotto gli occhi di tutti, che costituisce eventi lavorando in gruppo. Chi non sa stare in comunità viene espulso. Sono gli spettatori che decidono chi devono essere i componenti della comunità.

VERITA’ – ATTRAZIONE

Il comunicato ANSA

Agenzia Ansa, 10 giugno 1993, ore 9.47, titolo: «Sesso sicuro, un manuale per gli scout».

«C’è anche l’uso del preservativo, definito un utile paraurti per difendersi dall’Aids, tra i consigli che le guide degli scout cattolici italiani possono dare ai loro ragazzi. In un articolo uscito sulla rivista Scout dell’Agesci viene offerta una serie di indicazioni agli educatori su come affrontare la sessualità tra i bambini, i ragazzi e gli adolescenti che nelle parrocchie si organizzano in coccinelle, lupetti, reparti, clan. Il linguaggio del “manuale” non è quello usuale della dottrina ufficiale della Chiesa cattolica».

Il servizio del Corriere della Sera

I giornali del giorno dopo pullulano di divertiti servizi assai ironici sul profilattico delle Giovani Marmotte. Ne citiamo uno solo, dal quotidiano più venduto e più letto anche dai cattolici praticanti, il Corriere della sera.

«Gambe incrociate e animo rapito, i lupetti ascoltano i racconti del capobranco: parlava di Mowgli e Baghera, della giungla e delle buone azioni. Roba di trent’anni fa, travolta dai tempi moderni. Oggi la voce ufficiale degli Scout, la rivista pubblicata dall’Agesci, suggerisce modi nuovi e argomenti attuali da affrontare con ragazzi e ragazze (…). Altro che Baghera e gli animali della foresta: è la giungla del sesso il nuovo filone narrativo. A lupetti e coccinelle, a scout e guide si cercherà di offrire le informazioni utili per non perdersi e non smarrire la strada maestra in una “selva oscura” diventata troppo pericolosa. A loro si racconterà anche la realtà dell’”utile paraurti”, come viene definito il profilattico, strumento di antica censura, ora divenuto argomento di conversazioni pedagogiche».

La verità

Ma che cosa avevano combinato davvero gli scout dell’Agesci?

Sul mensile dell’Agesci datato 8 maggio 1993 effettivamente appare un articolo firmato dal medico, sessuologo e capo scout Ottavio Losana, dal titolo: «La sessualità, né mostro né mito».

Nell’ampia e articolata riflessione, ad un certo punto troviamo questo passaggio.

«Esistono rischi oggettivi per la salute nell’uso irresponsabile della sessualità. Il più grave oggi è il possibile contagio da Aids. Eliminarlo attraverso la propaganda indiscriminata del preservativo è una banalizzazione inaccettabile. Sarebbe come illudersi di eliminare gli incidenti stradali usando paraurti e cinture di sicurezza super robusti».

Torniamo dunque a Norman Kingsley Mailer:

«Pretendere di dire la verità e tutta la verità con un giornale è come pretendere di suonare la Nona di Beethoven con un’ocarina. Lo strumento non è molto adatto»

Un lettore di giornale deve dunque rassegnarsi a non trovarvi mai la verità?

No. L’invito di Norman Mailer è semplicemente a non attribuire al giornale poteri che non ha. Un giornale è limitato al pari dell’intelligenza umana, anche la più acuta e instancabile. Così, ogni mattina leggete le informazioni, i dati, le testimonianze che noi giornalisti siamo riusciti a raccogliere nelle poche ore di un pomeriggio e di una serata. Non è tutto ciò che avremmo voluto scoprire e a volte sono appena frammenti di verità, tessere di un mosaico da comporre con pazienza e amore.

Amore, appunto. Chi ama la verità non smette mai di cercarla. Chi ama la verità non spaccia menzogne, anche se congeniali a solleticare il palato del pubblico più fragile o facilone, rimpinguando le vendite. Chi ama la verità si corregge (e chiede scusa) quando si accorge di non averla scritta tutta, né per bene, o di essere stato tratto in inganno.

AMORE PER LA VERITA’ – PUNTI DI VISTA

Qui corre il confine: tra chi ama la verità e non si accontenta, giornalisti e lettori; e chi invece ritiene che la verità non esista, sia inutile perderci tempo ed esistano soltanto i punti di vista, tutti parziali. La vera differenza tra un buon giornale e un giornale mediocre sta qui: o è fatto con passione e amore per la verità, per quanto difficile essa sia; oppure spaccia punti di vista, non tutti, ma i più convenienti.

Sta alla sapienza dei lettori distinguere gli uni dagli altri, e scegliere.

PASSIONE – ATTRAZIONE

Ryszard Kapuscinski

«La professione del giornalista non può essere esercitata da nessuno che sia cinico. Occorre distinguere: una cosa è essere scettici, realisti, prudenti. Questo è assolutamente necessario, altrimenti non si potrebbe fare giornalismo. Tutt’altra cosa è essere cinici, un atteggiamento incompatibile con la professione del giornalista. Il cinismo è un atteggiamento inumano. Nella mia vita ho incontrato centinaia di grandi, meravigliosi giornalisti, di diversi paesi e in epoche differenti. Nessuno di loro era un cinico. Al contrario, erano persone molto legate a ciò che stavano facendo, molto serie, in generale persone molto umane».

«Nella seconda metà del XX secolo improvvisamente il grande mondo degli affari scopre che la verità non è importante, ciò che conta è l’attrazione. E, una volta che abbiamo creato l’informazione-attrazione, possiamo vendere questa informazione ovunque. Più l’informazione è attraente, più denaro possiamo guadagnare».

«Non c’è consorzio economico, fabbrica automobilistica o industria petrolifera che rendano quanto il commercio dell’informazione. È il business più redditizio in assoluto. Che cosa ne consegue? Che mentre, un tempo, a capo dei giornali, delle emittenti televisive o radiofoniche c’erano dei redattori pieni di passione che combattevano per qualcosa, oggi non ci sono che uomini d’affari. Persone che non hanno, né vogliono avere, niente a che fare con il giornalismo. Dalle mani di persone che lottavano per la verità, l’informazione è passata in quelle di uomini d’affari preoccupati non che l’informazione sia vera, importante o di valore, ma che sia attraente. Oggi, per potersi vendere bene, l’informazione deve essere un prodotto in confezione di lusso. Il passaggio dal criterio della verità a quello dell’attrattiva rappresenta la grande rivoluzione culturale di cui tutti siamo i testimoni, i partecipanti e, in parte, le vittime. Il caporedattore non chiede se una cosa sia vera, ma se sia vendibile e procuri la pubblicità che gli dà da vivere. I grandi media spostano la nostra attenzione dalle cose importanti ai problemi tecnici: chi lo fa prima, chi ci mette più colore, chi lo fa in diretta, chi in virtuale, chi ha la connessione satellitare, la diretta, la ritrasmissione? In sostanza: chi lascia allo spettatore meno tempo per riflettere?».

LIBERTA’

«Libertà significa poter dire alla gente anche quel che la gente non vuole sentirsi dire».

George Orwell

CONCLUDENDO

Il funerale della volpe

di Gianni Rodari

Una volta le galline trovarono la volpe in mezzo al sentiero. Aveva gli occhi chiusi, la coda non si muoveva.

– È morta, è morta – gridarono le galline. – Facciamole il funerale.

Difatti suonarono le campane a morto, si vestirono di nero e il gallo andò a scavare la fossa in fondo al prato.

Fu un bellissimo funerale e i pulcini portavano i fiori. Quando arrivarono vicino alla buca la volpe saltò fuori dalla cassa e mangiò tutte le galline.

La notizia volò di pollaio in pollaio. Ne parlò perfino la radio, ma la volpe non se ne preoccupò. Lasciò passare un po’ di tempo, cambiò paese, si sdraiò in mezzo al sentiero e chiuse gli occhi.

Vennero le galline di quel paese e subito gridarono anche loro:

– È morta, è morta! Facciamole il funerale.

Suonarono le campane, si vestirono di nero e il gallo andò a scavare la fossa in mezzo al granoturco.

Fu un bellissimo funerale e i pulcini cantavano che si sentivano in Francia.

Quando furono vicini alla buca, la volpe saltò fuori dalla cassa e mangiò tutto il corteo.

La notizia volò di pollaio in pollaio e fece versare molte lagrime. Ne parlò anche la televisione, ma la volpe non si prese paura per nulla. Essa sapeva che le galline hanno poca memoria e campò tutta la vita facendo la morta. E chi farà come quelle galline vuol dire che non ha capito la storia.

Segue ampio dibattito.

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