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Don Michele Aramini – Breve sintesi di Gaudete et Exultate per la serata UCID del 2 maggio 2018

Don Michele Aramini

consulente ecclesiastico di UCID Sez Busto Arsizio

Breve sintesi di Gaudete et Exultate per la serata UCID del 2 maggio 2018

La santità va dunque cercata nella vita ordinaria e tra le persone a noi vicine, non in modelli ideali, astratti o sovrumani. «Il cammino della santità è semplice – aveva detto Francesco a Santa Marta, il 24 maggio 2016 –. Non tornare indietro, ma sempre andare avanti. E con fortezza»[4]. Si può qui udire con chiarezza la voce del Concilio Vaticano II e, in particolare, della Lumen gentium che nel capitolo V ha parlato della «vocazione universale della santità»[5].

Siamo dunque «circondati da una moltitudine di testimoni», che «ci spronano a non fermarci lungo la strada, ci stimolano a continuare a camminare verso la meta» (GE 3). Risuonano qui le parole del Pontefice che avevamo letto in Evangelii gaudium (EG), là dove aveva scritto di una «“mistica” del vivere insieme», di un «mescolarci, di incontrarci, di prenderci in braccio, di appoggiarci, di partecipare a questa marea un po’ caotica che può trasformarsi in una vera esperienza di fraternità, in una carovana solidale, in un santo pellegrinaggio» (EG 87; corsivo nostro).

Ma la santità è anche legata alla singola persona: la santità è vivere la propria vocazione e missione sulla terra: «Ogni santo è una missione» (GE 19)[13]. Anche questo ci viene insegnato dalla piccola Teresa, come il Papa ha avuto modo di dire nell’omelia pronunciata presso la cattedrale dell’Immacolata Concezione di Manila, il 16 gennaio 2015[14]. La santità stessa è una missione. Non c’è un ideale astratto. Francesco lo aveva scritto con parole di fuoco in Evangelii gaudium: «Io sono una missione su questa terra, e per questo mi trovo in questo mondo. Bisogna riconoscere sé stessi come marcati a fuoco da tale missione di illuminare, benedire, vivificare, sollevare, guarire, liberare. Lì si rivela l’infermiera nell’animo, il maestro nell’animo, il politico nell’animo, quelli che hanno deciso nel profondo di essere con gli altri e per gli altri» (EG 273). Colpisce l’estrema concretezza degli esempi. Bergoglio non parla o scrive mai «in generale»: ha bisogno di indicare figure concrete, esempi, di fare persino elenchi.

È proprio Quiles che raccomanda – come fa Francesco in Gaudete et exsultate – la gradualità: «Dio non vuole per tutte le anime una eguale perfezione; tanto meno desidera che un’anima giunga d’un colpo a quel grado di santità che può raggiungere»[18]. La santità dunque emerge dall’insieme della vita, e non nell’analisi puntigliosa di tutti i particolari delle azioni di una persona. Non c’è una «contabilità» delle virtù. È dall’insieme della vita – a volte fatta anche di contrasti di luci e ombre – che emerge il mistero di una persona in grado di riflettere Gesù Cristo nel mondo di oggi (cfr GE 23). E questo, dunque, si compie «anche in mezzo ai tuoi errori e ai tuoi momenti negativi» (GE 24).

Le Beatitudini

Come si fa allora per arrivare a essere un buon cristiano? La risposta «è semplice: è necessario fare, ognuno a suo modo, quello che dice Gesù nel discorso delle Beatitudini» (GE 63). Per Francesco, la contemplazione dei misteri della vita di Gesù, «come proponeva sant’Ignazio di Loyola, ci orienta a renderli carne nelle nostre scelte e nei nostri atteggiamenti» (GE 20). Va contemplata la vita di Cristo e va seguito il suo pratico «programma di santità» che sono le Beatitudini.

Nel quarto capitolo Francesco espone alcune caratteristiche della santità nel mondo contemporaneo. Sono in tutto «cinque grandi manifestazioni dell’amore per Dio e per il prossimo che considero di particolare importanza a motivo di alcuni rischi e limiti della cultura di oggi» (GE 111).

La prima caratteristica ha i tratti della sopportazione, della pazienza e della mitezza

La seconda caratteristica è la gioia e il senso dell’umorismo.

La terza caratteristica è l’audacia e il fervore

La quarta caratteristica è il cammino comunitario

La quinta caratteristica è la preghiera costante.

Una santità di lotta e di discernimento

«La vita cristiana è un combattimento permanente. Si richiedono forza e coraggio per resistere alle tentazioni del diavolo e annunciare il Vangelo. Questa lotta è molto bella, perché ci permette di fare festa ogni volta che il Signore vince nella nostra vita» (GE 158). Queste parole iniziali riassumono bene il senso dell’ultimo capitolo dell’Esortazione Gaudete et exsultate.

Il dono del discernimento aiuta in questa battaglia spirituale, perché fa comprendere «se una cosa viene dallo Spirito Santo o se deriva dallo spirito del mondo o dallo spirito del diavolo» (GE 166). E qui papa Francesco segue la lezione del suo maestro di vita spirituale, p. Miguel Ángel Fiorito, che aveva scritto un «commentario» alle regole per il discernimento di sant’Ignazio dal titolo Discernimiento y lucha espiritual, del quale lo stesso Bergoglio aveva scritto la prefazione nel 1985[30]. In essa leggiamo, tra l’altro, che la lotta spirituale è «vedere nelle nostre tracce umane le tracce di Dio» uscendo dall’autoreferenzialità.

Gioia e santità

Concludendo l’analisi di Gaudete et exsultate, consideriamo in maniera specifica il titolo. L’appello di Francesco alla santità è aperto dall’invito alla gioia semplice del Vangelo citato all’inizio dell’Esortazione: «Rallegratevi ed esultate» (Mt 5,12). L’invito alla gioia evangelica era risuonato già nella prima Esortazione di Francesco, che aveva per titolo Evangelii gaudium, e così pure nei documenti magisteriali Laudato si’ e Amoris laetitia, che fanno appello alla lode e alla letizia.

Di quale gioia Francesco sta parlando? Per Bergoglio, la gioia è la «consolazione spirituale» di cui scrive sant’Ignazio, la «gioia interiore che stimola e attrae alle realtà celesti e alla salvezza dell’anima, dandole tranquillità e pace nel suo Creatore e Signore» (Esercizi Spirituali, n. 316). È questo – scriveva l’allora p. Bergoglio – «lo stato abituale di chi riceve la manifestazione di Gesù Cristo con disponibilità e semplicità di cuore»[33].

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