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LA PREALPINA 16/04/2018 “La gente di questa città si ispiri un po’ ai ferraresi” di Paolo Caccia

LA PREALINA 16/04/2018

“La gente di questa città si ispiri un po’ ai ferraresi”

di Paolo Caccia

Giorni fa ero a Ferrara, in occasione di un convegno, e ho avuto modo di visitare la città di circa 132mila abitanti.

Per amore della mia città, che è Busto Arsizio, ho voluto, quasi inconsciamente fare un paragone appunto con Busto che ha circa 82mila abitanti.
Non posso comparare Busto con Ferrara per storia e monumenti. Immagine dovuta anche alla presenza e alla amministrazione dei duca D’Este, di artisti con stupendi dipinti del ‘400 e del’500, di testimonianze del mondo greco ed etrusco.

Vi è pure una forte presenza di monumenti religiosi come l’armoniosa cattedrale romano-gotica. Tutta la città medievale è da vedere. Ma questo fa parte della storia.

Ma quello che voglio compare è il modo con cui è trattata ora la città dalla sua gente. Ferrara è pulita nelle strade, senza carte o altri residui nelle vie del centro e della cerchia più ampia anche della città nuova.
Non ci sono scritte sui muri o imbrattamenti, poco artistici, non solo nelle vie dell’antica Ferrara, ma anche nelle strade che entrano in città.

Pochissimi immigrati nelle strade, anche se ho notato (girando) molti negozi gestiti da immigrati o stranieri integrati.
Persone che cercavano l’elemosina: una sola donna sulla porta del duomo.

Persone che accompagnano i loro cani con molta attenzione alla pulizia urbana.
Per le strade una grande quantità di abitanti che circola in bicicletta, con una buona abitudine comportamentale sia tra i ciclisti sia tra gli automobilistici.

Gente ospitale e non presa dalla frenesia di correre. Un popolo che, tutt’ora, cerca di assaporare la vita nella sua complessità.
Ferrara, ancora oggi, ha uomini politici di ogni partito ai vari livelli regionali e parlamentari, oltre a uomini di cultura.

È una città che ha saputo mantenere la propria identità e le proprie rappresentanze.
Due persone che ho conosciuto si lamentavano di inezie, cioè di sporadiche scritte apparse su un angolino nascosto della città.
Da quelle osservazioni mi è venuta il desiderio della comparazione.
Busto Arsizio fonda le sue radici su una terra di brughiera, poco fertile, dura da coltivare, che ha messo a dura prova gli abitanti insediatisi nella storia della nostra città, portandoli a diventare rudi e caparbi lavoratori su cui hanno fondato la loro esistenza e la loro gloriosa storia nel mondo dell’industria e del lavoro.

Questa corsa al fare ora si è trasformata in una corsa statica, che potrei definire frenetico immobilismo.
In centro trovi scritte e scarabocchi di tutti i tipi sulle case e sui muri.

Non da ultimo sulla rinnovata e abbellita stazione delle Ferrovie dello Stato.

Questi scrittori dovrebbe usare il loro tempo per essere a fianco dei pendolari, che vivono le difficoltà di questo momento, anziché perdersi nel nulla e gratificare meglio il loro io.I cani per le strade molte volte sono liberi di fare ciò che vogliono.
Busto Arsizio non ha più un rappresentante regionale o parlamentare. E non credo soltanto per colpa altrui.
Due identità ho trovato tra le due città, l’happy-hour dei giovani nei bar, nella grande zona pedonale e anche in altre vie della città, e – ahimè – lo sfrecciare veloce fuori i limiti orari all’esterno dalla città
Il livello di civiltà lo misuri dal modo di essere di ciascuno di noi. La gente della città di Busto Arsizio, dovrebbe copiare le cose buone di Ferrara aggiungendole alle sue doti e qualità.

Paolo Caccia

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