SEMINARIO NAZIONALE UCID ‘Quali sfide per l’innovazione UCID’ DOMENICA 14 GIUGNO – TORINO – ISTITUTO ARTIGIANELLI (Giuseppini del Murialdo) – Corso Palestro 14
SEMINARIO NAZIONALE UCID
‘Quali sfide per l’innovazione UCID’
DOMENICA 14 GIUGNO – ORE 14,30
TORINO – ISTITUTO ARTIGIANELLI (Giuseppini del Murialdo) – Corso Palestro 14
Intervento del Presidente della Sezione Bustese Altomilanese e Valle Olona
dr. Paolo Caccia
AMICI,
in questa occasione non vi ripeterò le ottime analisi che sono state fatte a più riprese nei giorni scorsi.
Credo, che chi è qui presente sappia già a memoria e abbia nel cuore la fotografia etica-sociale della nostra Italia e dell’ Europa.
Siamo stanchi di ascoltare e ci ripetiamo continuamente le analisi che vengono dai centri economici-finanziari che, ormai sappiamo, senza anima ma anche senza etica umana , cioè senza riconoscere il valore dell’uomo come soggetto agente e non solo passivo degli eventi socio-finanziari.
Allora per noi la centralità dell’uomo quale fonte della dottrina sociale della chiesa dov’è? Si è dispersa nei pensieri e nella mente dei superbi?
La finanza, oggi più di ieri ,sappiamo che non ha un anima, se non il moltiplicarsi virtuale del suo valore-finanziario, che non appoggia su nulla di concreto. Eppure entusiasma le centrali di potere che dominano i popoli, ma anche grandi fette di cittadini, che pensano di ricostruire un concetto di libertà senza troppe sofferenze o fatiche. Ma questi uomini potenti della finanza hanno una parvenza di spiritualità e di fine ultimo dell’uomo? Io ho il timore di no!
Prima della fine del marxismo avevamo la possibilità di ascolto come cattolici, essendo lontani sia dal marxismo e dal liberismo. Oggi non più. E’ apparso il buco nero della finanza, che ci affascina con un allettante facile ed effimero guadagno, ci trascina , come una sirena, verso l’onnipotenza del possesso e dell’assoluto. Questo sistema divoratore di uomini appare come se fosse un manufatto da moltiplicare per dare un servizio ,un aiuto all’uomo, invece no. Esso annienta l’uomo, polverizzando il suo io, valorizzando in lui solo il senso dell’avere e del godere subito.. CHE FARE?
E’ TEMPO DELL’AGIRE E NON DEL PARLARE. La strada ce lo ha indicata Papa Francesco: VIVERE LA SOCIETA’ CON LA GENTE.
DOVE: per quanto ci riguarda nel mondo dell’umanità ,della fabbrica, dei servizi, del commerci, dell’università e dei giovani.
-Dobbiamo uscire dalle nostre sedi sia materiali che umane, lasciare la comodità del fare seduti e penetrare nei gangli della società, con tutti i mezzi di comunicazione e tecnologie moderne, partecipare anche nella società dell’immagine(come p.e. fa tv2000), parlando di problemi esistenti nelle e delle aziende, con una visione ispirata ai principi della Economia Civile dell’Abate Antonio Genovese che propose nel lontanissimo 1754 (vedi i convegni presso Università Liuc di Castellanza del 2014) oggi ancora attualissimi, sino alle proposte di Papa Francesco.
-Capire che ora esistono due categoria di imprenditori: i piccoli – medi e i grandi manager che non si identificano quasi mai nel connubio capitale uguale proprietà, ma manager puri, il cui scopo e dimostrare di produrre ricchezza finanziaria pena il loro licenziamento.
-Dobbiamo agire sui primi, sapendo le difficoltà: i tempi di lavoro, gli impegni familiari, il resistere con sacrificio, per rimanere sul mercato., impegni che non permettono loro di partecipare ,vivere intensamente con il nostro ideale. Bisogna far giungere a loro sia di persona che con i mezzi di comunicazione, ben attrezzati ed aggiornati il nostro messaggio. Dobbiamo rendere accattivante il pensiero cristiano che noi dobbiamo portare alla società.
-Avere interlocutori attivi presenti tra i grandi imprenditori e o manager, non in pensione ma attivi, per far giungere, ove si parla solo di business finanziario, anche il lato umano nella economia e nella finanza( qui c’è bisogno di un passaggio deontologico, cioè far capire che la finanza è un prodotto ma serve per sviluppare la economia reale dell’uomo e quindi deve avere un’anima e perciò dei principi).
I GIOVANI: con università e scuole superiori, il discorso si fa duro per vari motivi:
-il dialogo tra varie generazioni diventa quasi impossibile, per distanze comportamentali, modi di operare dettati dai mezzi di comunicazione. Conflittualità generazionali, tra giovani ed adolescenti, tra giovani e quarantenni, tra uomini rampanti e 50 60enni. Qui si può solo agire tra pari, con le stesse classi di generazioni, se si vuole ragionare, parlare e dialogare di valori. Qui una sola strada: aprire l’Ucid e gli ucidini ai giovani anche se non ancora professionisti, raggiungerli nelle scuole e nella università o tra i laureati in specializzazione e nella formazione professionale, saperli incontrare così da far capire il messaggio che vogliamo testimoniare e dimostrare nella società.
Non è una esposizione di vintage o nostalgia del passato ma una rinnovata presenza ( l’uomo nel percorso secolare cambia modi nel vestire nel preparare il cibo ma nei sentimenti, nelle reazioni emotivi, nell’animo nell’amore, nell’odio, nell’egoismo è sempre lo stesso del passato) Perciò un richiamo ad essere più attivi nell’agire, profondi e incisivi nell’azione, forti nella fede. Pulirci da questa nebbia che ci ha invaso la mente col solo benessere materiale, che ci offusca il corpo e l’anima. Uscire dal ghetto: chi me lo fa fare. Diffondere la filosofia ed il concetto “mi importa” j care! E’ il tempo del risveglio delle coscienze, se veramente vogliamo essere testimoni. Dobbiamo rivisitarci nell’agire e nella forza dei valori cristiani, esser anche evangelizzatori nella società italiana ma anche europea che non ha nemmeno voluto riconoscersi nelle radici cristiani giudaiche.
Debbo e dobbiamo qualificarci sul territorio con una partecipazione attiva e costruttiva per aiutare a far conoscere lo spirito cristiano con cui noi ci avviciniamo all’uomo come persona e come immagine di Dio. Tutto senza prosopopea, superiorità, ma orgogliosi del ruolo di cristiani : semplici nella forma ma forti e coraggiosi nel testimoniare il messaggio cristiano.
Forse è ora di scendere e cambiare treno, da quello del solo profitto economico e finanziario a quello dell’uomo dignitoso, spiritualmente forte ma libero dalla palude dell’egoismo, dall’assenza di spiritualità e dell’apatia. Dobbiamo essere rinnovati nell’agire ma sempre forti nella nostra identità cristiana.
Un’idea un impegno: non partire da quello che eravamo o siamo, ma da quello possiamo essere domani mattina.
PAOLO CACCIA PRESIDENTE UCID BUSTO ARSIZIO
14 giugno 2015 Torino